Così è per la radio. Non è possibile immaginare un pubblico che spenda un solo secondo a ragionare su cosa valga ascoltare. Ascoltano e basta. Lo fanno per abitudine consolidata negli anni seguendo alcune semplici regole:

  • il suono (energia e stile della musica),
  • le voci (timbro e stile di linguaggio degli annunciatori),
  • dinamismo (basi, sigle e jingles che caratterizzano le diverse fasi di ascolto nel corso dell'ora di trasmissione) a seconda del formato scelto per il proprio target di ascolto.

Il formato è lo strumento che offre la maggiore possibilità di offerta proponibile al pubblico della stazione radio. Lo puoi suddividere in fasce orarie, personalizzare per stile e timbro di voce, "vestirlo" di volta in volta a seconda della stagione e dell'umore della giornata, a seconda che piova o vi sia il sole, ed infine lo puoi modificare quasi totalmente senza perdere la personalità, quindi senza perdere la propria riconoscibilità e quindi il proprio pubblico.

Un esempio pratico per farti "sentire" ciò che voglio rappresentare con un formato: sei al cinema, nella scena madre, al culmine della tensione, arriva una musica che per un minuto accompagna l'azione. Per giorni quella musica ti rimarrà in testa e poco importa che sia di un cantante famoso o di uno sconosciuto. E' l'emozione che ti ha generato che ti resta addosso, ed è quella che io utilizzo quando penso ad un formato radiofonico.